L’Uomo delle Stelle: David Bowie e la Fantascienza

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E’ destino che i miei miti musicali se ne vadano tutti l’11 gennaio. Diciassette anni fa se ne andò Fabrizio De André, questa volta se n’è andato David Bowie.
Difficile dire cosa sia stato David Bowie per me: è il primo cantante di cui ho memoria, il primo fondamentale influenzatore dei miei gusti musicali e probabilmente del mio immaginario fantastico/fantascientifico, il temibile Jareth di Labyrinth, il mio film preferito da bambina.
Non voglio fare qui il mio compianto, queste cose di solito le faccio davanti a una birra. Vorrei però ripercorrere gli aspetti più significativi del rapporto di David Bowie con la fantascienza, perché la profonda conoscenza e comprensione che Bowie aveva della science fiction è diventata una componente essenziale della sua arte; quell’arte che ha cambiato la storia della musica e, secondo molti, della stessa science fiction.
Eccone alcuni.

Space Oddity

E’ stato il primo successo di David Bowie, uscito nel luglio del 1969. La canzone racconta di un astronauta, il maggiore Tom, che muore nello spazio con lo sguardo rivolto verso il pianeta Terra.
Sembra che questo brano sia stato ispirato dalle vicende dell’Apollo 8, anche se Bowie, nel 1980, nel brano Ashes to Ashes dirà che il maggiore Tom non è altro che un tossico che ha raggiunto “l’alto dei cieli”.
Il titolo della canzone è un gioco di parole con Space Odissey, cioè il titolo del film di Stanley Kubrick (meglio noto in Italia come “2001, odissea nello spazio”).
Sempre nel 1969 la BBC usò Space Oddity per sonorizzare i servizi dedicati allo sbarco sulla Luna.
Frank Schatzing, nel suo libro Limit, fa cantare questa canzone a David Bowie (che ha 78 anni, perché il libro è ambientato nel 2025) durante l’inaugurazione di una stazione spaziale.

The Man Who Sold the World

Terzo album di David Bowie, uscito nel 1970. Il titolo è simile a quello di un’antologia pubblicata da Heinlein nel 1950, The Man Who Sold the Moon.

Ziggy Stardust

Il titolo completo è The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars. E’ il quinto album di David Bowie (1972) e comprende i famosi singoli Starman e Ziggy Stardust.
Il contesto di quest’album è una bella storia di fantascienza: la Terra è sull’orlo del collasso; le risorse naturali stanno per esaurirsi e restano solo cinque anni prima che la civiltà vada incontro alla catastrofe. In questo scenario, l’alieno androgino Ziggy Stardust arriva (truccato come una drag queen e con capelli color carota) come un messia, come l’Uomo delle Stelle (lo Starman della canzone).
In quest’album c’è la rappresentazione di tutta l’arte di Bowie: l’edonismo, la parodia dei divi e della società dei consumi, il rapporto con lo spazio e con la diversità e i presagi di un futuro cupo.

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L’uomo che cadde sulla Terra

Film del 1976 tratto da un romanzo di Walter Tevis e diretto da Nicolas Roeg, racconta la storia di un extraterrestre sceso sulla Terra per trovare una soluzione al problema della siccità sul suo pianeta.
Nell’interpretare il protagonista, Bowie (al suo debutto nel mondo del cinema) rimane fedele al proprio modo artistico, conferendo al personaggio un’aria carismatica, misteriosa, androgina e carica di esistenzialità problematica.
Il risultato è un film straordinario, visionario, con un avvertimento verso una possibile catastrofe ecologica per il pianeta Terra e una riflessione sul rapporto con la diversità.
L’alieno di L’uomo che cadde sulla Terra ha influenzato anche il personaggio del Duca Bianco, la nuova “incarnazione artistica” di David Bowie in Station to Station (1976).

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Omikron: The Nomad Soul

David Bowie ha partecipato anche alla realizzazione di un videogioco, Omikron: The Nomad Soul, uscito per PC e Dreamcast nel 1999.
La storia di Omikron: The Nomad Soul è ambientata in una città del futuro, sul pianeta Phaenon. Bowie non ha soltanto scritto la colonna sonora, ma è anche presente nel videogioco con ben due identità: un rivoluzionario ricercato dalla polizia e il leader di una band musicale che tiene concerti illegali.

Duncan Jones

Il figlio di David Bowie è il regista di due dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni: Moon (2009) e Source Code (2011).
Sempre per continuare sulla linea del fantastico, quest’anno uscirà anche il suo nuovo film, Warcraft – L’inizio.

Blackstar

1202L’ultimo album di David Bowie, uscito lo scorso 8 gennaio, il giorno del suo 69° compleanno. I video dei singoli Lazarus e Blackstar sono comparsi contestualmente all’uscita del disco. Le parole e i toni delle canzoni, ma anche le atmosfere dei video, in cui il cantante veste la sua nuova identità artistica di Lazarus (un Bowie agonizzante, con la testa fasciata, in un letto d’ospedale), appaiono come indizi funebri che David Bowie ha inserito nella sua ultima opera, che si avvia ad essere, come le altre, un punto di rottura, una produzione fuori da qualunque canone.
Con Blackstar David Bowie rende fantascientifica anche la propria morte: i testi e le immagini dei nuovi video compongono un insieme folle e inquietante di alieni, pianeti, stelle, astronauti mummificati, creature soprannaturali, zombie; il tutto permeato da un senso timore, e al contempo di  meraviglia, verso l’Ignoto che sopraggiunge.
Impossibile, inoltre, non rivedere, nell’astronauta di Blackstar, il maggiore Tom, “naufragato” con la sua capsula nello spazio fino a raggiungere un pianeta nell’orbita di una misteriosa stella nera, e ritrovato poi da un’aliena che prende con sé la sua testa per venerarla come una reliquia sacra.
Il viaggio del maggiore Tom, dello Starman, si è concluso. E così quello di David Bowie, che in Lazarus canta: Look up here, I’m in heaven / I’ve got scars that can’t be seen / I’ve got drama, can’t be stolen / Everybody knows me now.

Infine, la mia personale opinione sul contributo di Bowie alla fantascienza.
A mio parere, la più grande opera del cantante è quella di aver gridato al mondo che il futuro, il “Tempo Nuovo” della Fantascienza, non bisogna predirlo, ma inventarlo. Rovesciando le convenzioni, riscrivendo i canoni, esplorando nuove dimensioni estetiche, celebrando la diversità (ciò che è alieno), trasformandosi continuamente in qualcosa di nuovo, rivoluzionario, inevitabilmente pericoloso e solitario, ma proprio per questo inimitabile. E destinato a vivere in eterno.

Arrivederci David.
Fai buon viaggio verso Marte.

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Un pensiero su “L’Uomo delle Stelle: David Bowie e la Fantascienza

  1. ..buffo che alla fine, Space Oddity, sia stata cantata per davvero in una stazione spaziale.. non da Bowie ma dall’astronauta (e al tempo comandante della stazione) Chris Hadfield 🙂
    Il primo video musicale girato nello spazio.
    Un omaggio grandioso al Duca Bianco..

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