Ho il piacere di ospitare la recensione di Rick and Morty, serie animata di fantascienza made in USA con protagonisti uno scienziato pazzo e il suo labile nipote (ispirati ai personaggi di Ritorno al Futuro), scritta da quello che posso definire senza ombra di dubbio il più grande fan italiano di questa serie.
Ovviamente consiglio a tutti di vedere questa serie TV, ma attenzione: è una serie neanche lontanamente convenzionale, e la quantità di avventure deliranti è tale che potreste facilmente sentirvi disorientati e chiedervi che diavolo stiate guardando. Eppure Rick and Morty è una serie dannatamente geniale, piena di idee e di citazioni sci-fi raffinate, che non esito a definire ottima fantascienza.
Pensate che dopo aver visto Futurama non vedrete più niente di altrettanto mitico? Ebbene, potreste stare per ricredervi (LDS).
Rick and Morty è una serie la cui visione è necessaria.
Fine.
Tutto quanto segue sarà volto a sostanziare questa affermazione.
Ma andiamo con ordine:
Rick and Morty è una serie animata di sci-fi che ha debuttato a fine 2013. La prima serie, composta da 11 episodi, si è conclusa nel 2014; attualmente è in corso la seconda serie, iniziata a luglio del 2015. E’ già stata confermata la terza serie.
Rick and Morty viene centellinato in USA da Adult Swim, ma questo non deve scoraggiare nessuno: è fruibile in streaming dall’Italia.
Con sottotitoli.
Rick Sanchez è uno scienziato. In quanto a genialità nessun personaggio mai ideato gli è superiore. Mettiamoci pure che il suo ego, al confronto, metterebbe facilmente in ridicolo quelli di Donald Trump, Stewie Griffin e Prince messi insieme.
Morty Smith il è suo nipote adolescente. Morty è il destinatario finale di tutti i traumi derivanti dai suoi stessi propositi, moralmente irrinunciabili, di aggiustare le cose. O peggio ancora da quelli di Rick, puntualmente discutibili.
Rick e Morty si tengono occupati vivendo avventure in giro per l’universo e/o in altre dimensioni parallele.
E sia chiara una cosa: a loro non “capitano” avventure. Non vi si trovano invischiati come succede a tutti gli altri, tipo come nel caso di quei tizi che per liberarsi di un pezzo di bigiotteria hanno dovuto sudare per un tomo e 9 ore di film, esclusi extra e contenuti speciali.
No, loro vanno intenzionalmente a cercarsele.
E’ il loro hobby.
Raggirano alieni, tirano qualche leva, aprono un po’ di portali, e vai che si va.
Sci-fi. Diretto, dritto in faccia. Come dovrebbe essere.
Quando arrivano, Rick e Morty non hanno bisogno di convincerti che “questi non sono i droidi che cercate“. No, loro schiacciano il gas a tavoletta tirandoti sotto, ingigantendo così la girandola di caos e distruzione che li ha portati fin lì.
In Rick and Morty è sempre presente un elemento sottile che qualunque spettatore attento avverte subito come fattore che differenzia la serie da un qualunque ottimo prodotto. C’è qualcosa che finisce per portare risposte a domande che nessuno sospettava di voler fare:
- E se il Doc Brown di Ritorno al Futuro fosse un alcolizzato?
- Cosa penserebbe di noi una AI senziente nata per dispensare burro?
- Quale sarebbe l’orizzonte etico di un ibrido robot tra Abraham Lincoln e Adolf Hitler?
- Quali incubi tolgono il sonno a Freddy Krueger?
- Gli steroidi sono funzionali al proposito di pestare a sangue il Diavolo?
- Matrix ci piacerebbe di più se memoria e processore gli andassero stretti?
- Cosa ne pensa Plutone del suo recente declassamento a planetoide?
Cos’è questo elemento? Genialità pura.
L’universo di Rick and Morty – o meglio, gli universi – fanno un uso estremamente intelligente e creativo dell’assurdo.
Tutto è profondamente leggero, esilarante fino all’eccesso, ma allo stesso tempo la serie riesce a non ripetere due volte la stessa gag.
Ma uno show interamente basato sull’assurdo sarebbe semplicemente ambizioso, e quindi no, Justin Roiland e Dan Harmon hanno dovuto strafare e creare qualcosa che al contempo riesce in quasi tutto quello che non ottengono altri show dai budget faraonici.
Rick and Morty investe molto nello sviluppo di una componente emozionale che giunge allo spettatore sempre in forme inaspettate. Lo stile di sviluppo della trama è un continuo mutamento, e mai ripetitivo.
Nei 20 minuti scarsi di show, nessuno dei numerosissimi personaggi ricorrenti viene abbandonato a se stesso. C’è sempre uno sviluppo in agguato, o una perla disseminata in giro: Snuffles, tenero e batuffoloso cagnolino di famiglia, nonché compiaciuto conquistatore del genere umano; Revolio Clockberg Jr. e le sue sentite opinioni sulla guerra degli ingranaggi a rotelle; l’anonima compagna di scuola di Morty, malcelata bukkake connoisseur.
Rick and Morty usa tutti i plot devices e i concetti noti del panorama sci-fi, e finisce quasi sempre per deriderne i cliché o farne un uso innovativo. Ogni episodio arriva con la sua robusta dose di dark humor, e ci ricorda che non esiste nulla di cui non si possa ridere.
Per farlo, Rick and Morty ci sbatte in faccia la pochezza della condizione umana messa al cospetto del multiverso, in modo che tutto ci appaia piccolo, insignificante e risibile. Così come apparirebbe il tutto, visto dalla prospettiva di chi appunto ha una pistola spara-portali dimensionali e si rende complice di reati di contrabbando galattico nel retro di un fast-food su un asteroide da qualche parte vicino Proxima Centauri.
Rick and Morty è indiscutibilmente uno dei prodotti più interessanti attualmente in pubblicazione, e lo è su scala globale.
Mi vengono in mente mille ragioni per cui qualcuno potrebbe trovarne la visione poco raccomandabile: si sta parlando di un programma VM18, che ridicolizza tutte le posizioni più radicate in merito a tutti i tabù, non esclusi religione, senso della vita, sesso, droga e Rock’n’roll.
Quindi mettiamola così: Rick and Morty è una serie poco raccomandabile. E pertanto deve essere necessariamente vista.