La pressoché totale assenza di tempo libero non mi ha impedito di andare a vedere Deadpool l’altra sera: riponevo molte speranze in questo film, soprattutto dopo il poco entusiasmo che mi hanno suscitato gli ultimi film sugli eroi Marvel (Ant-Man soprattutto). Ebbene, non sono rimasta delusa. Anzi.
Ammetto che, dopo che La Nazione e Il Resto del Carlino nei giorni scorsi hanno pubblicato articoli in cui, tra le altre cose, si definisce Deadpool “l’apice di un’onda montante di orgoglio gay”, aspettavo con particolare impazienza il momento di andare al cinema a vederlo: così, giusto per capire se nel film c’è effettivamente qualcosa che può far scattare l’isteria a chi mal digerisce lo sdoganamento dell’omossessualità sullo schermo, oppure fossero solo farneticamenti inconsulti (sempre che fra le due cose ci sia differenza).
Ora che l’ho visto, posso dire che è la seconda.
Apro una parentesi: per ammissione dei suoi stessi creatori, Deadpool non ha una sessualità definita. Ha cellule cerebrali che cambiano di continuo e che fanno sì che la sua sessualità sia molto elastica, che un momento sbavi dietro a un’eroina e il momento dopo flirti con Spiderman.
I suoi creatori lo hanno definito “apertamente pansessuale”, cosa che caratterizza la sua irriverente personalità esattamente come il fare sempre ciò che gli va, dire parolacce, fare battute dissacranti a raffica.
Ebbene, certi giornalisti hanno concluso che tutto questo significa “gay”, e chiudono l’articolo sul gay power di Deadpool con un poco friendly “contenti loro”.
Contenti noi, sì. Perché noi almeno ci arriviamo a capire che un supereroe dalla personalità folle può anche avere una sessualità flessibile, mentre per voi è l’ennesima minaccia su schermo alla vita inquadrata che da decenni ci impedisce di diventare, finalmente, un popolo moderno e civile (per questo sì che servirebbe un supereroe!).
La cosa curiosa è che nel film sono stati eliminati i riferimenti alla pansessualità di Deadpool. La vicenda, anzi, ruota intorno alla storia d’amore, romantica e assai monogama, tra Wade Wilson e una prostituta, Vanessa (quindi, oltretutto, i giornalisti della Nazione manco se lo sono visto il film. Hanno solo leggiucchiato qualcosa a caso qua e là e giudicato un po’ troppo aderente il costume rosso di Deadpool).
Sono invece stati conservati l’umorismo, l’irriverenza, la violenza che distinguono Deadpool dal resto dei supereroi Marvel e che hanno valso il “Vietato ai Minori” al film (e mai divieto fu più disatteso).
La trama
Wade Wilson, ex membro delle forze speciali che sbarca il lunario facendo il mercenario, scopre di avere un cancro terminale proprio mentre la sua vita, dopo che ha conosciuto Vanessa (con la quale progetta di sposarsi), sembra andare per il meglio.
Per salvarsi decide di partecipare a un progetto segreto, che risveglia in lui un gene mutante dormiente. L’esperimento, condotto da un sadico dottore inglese, lo fa guarire dal cancro e gli conferisce il potere di rigenerarsi, ma gli deturpa terribilmente l’aspetto.
Sfuggito dal laboratorio, si rende conto di essere destinato a una vita di solitudine a causa del suo volto mostruoso, così decide di cercare vendetta nei confronti del medico che lo ha ridotto in queste condizioni.
Considerazioni
Il film è il risultato di un processo durato oltre 10 anni e assai travagliato, con numerosi cambi di produzione e di regia. Alla fine Deadpool è stato diretto da Tim Miller, al suo secondo film come regista.
Checché si possa dire di Deadpool, non c’è dubbio che riesca, fin dai primi minuti di pellicola, a imporsi come una delle icone cinematografiche più divertenti e dissacranti degli ultimi anni.
Deadpool non è il supereroe a cui siamo abituati: politicamente scorretto, letale sia con le armi che con le parole e sprezzante di qualsiasi regola, tanto che arriva perfino a manovrare la macchina da presa perché il pubblico non assista a qualcosa che sta per fare a un suo nemico.
Il linguaggio metacinematografico è uno degli aspetti più divertenti del film, insieme all’autoironia e all’intento parodico nei confronti della produzione e dell’universo dei supereroi.
E’ apprezzabile anche la scelta di limitare gli effetti speciali (eccetto nella prima e nell’ultima parte), che ha come risultato quello di rendere il protagonista più “umano” e concreto rispetto ad altri eroi Marvel.
Il punto debole del film, condiviso dalla gran parte delle produzioni sui supereroi, è la parte della genesi del personaggio, piena di cliché e piuttosto sottotono rispetto al resto del film.
Poco convincente anche l’antagonista, il classico scienziato pazzo che ha come unica motivazione la stessa che hanno tutti i cattivi un po’ scadenti, ovvero: mi comporto da cattivo perché sono bastardo dentro.
Da questo punto di vista devo dire che le serie TV sui supereroi (Daredevil, tanto per dirne una) stanno sfornando cattivi infinitamente più complessi e interessanti di quelli che si vedono nei colossal cinematografici, ma tant’è.
A mio parere Deadpool è un film riuscito, non solo per i suoi indubbi elementi di novità, ma anche perché risulta fruibile da un pubblico più ampio di quello affezionato ai supereroi (che è comunque ben nutrito, ma non certo inesauribile).
Deadpool riesce ad essere un prodotto apprezzabile sia per i suoi riferimenti all’universo Marvel (nel film sono presenti anche due X-men, Colosso e Testata), sia perché è un film che permette di passare due ore di svago politicamente scorretto al cinema.
In conclusione: visti i suoi contenuti originali, Deadpool rivoluziona il panorama dei film sui supereroi?
Forse non del tutto, visto che, nonostante i tanti elementi di novità e la caratterizzazione del personaggio, finisce comunque per cadere in molti dei cliché del genere.
Di sicuro, però, un eroe come Deadpool ci voleva: se non è una rivoluzione, è comunque un messaggio importante per capire che altre strade sono possibili e percorribili.
Perché se da un lato c’è chi vuole ricondurre tutto alle solite logiche, dall’altro c’è chi ascolta, capisce, si diverte e premia chi ha fatto ciò che altri film di supereroi non hanno avuto il coraggio di fare.
E ricordate: da un grande potere derivano grandi irresponsabilità!