Poteva una fan esagitata di Blacksad come me non leggere un libro dove i protagonisti sono tutti animali? Certo che no.
The Builders di Daniel Polanski, edito da Acheron Books, è stato il primo acquisto che ho fatto quest’anno alla Festa dell’Unicorno (l’ho acquistato letteralmente appena ho messo piede nella fiera, visto che ho trovato subito lo stand di Acheron).
L’ambientazione ha in parte i tratti del vecchio West, in parte quelli di una distopia urbana. Tutti gli abitanti del mondo in cui si svolge la vicenda sono animali che si comportano come persone, pur conservando le caratteristiche della propria specie (gli uccelli volano, gli opossum stanno appesi agli alberi, le puzzole sparano gas appestanti, ecc.).
Un topo, che tutti chiamano il Capitano, sta rimettendo insieme la sua squadra di pistoleri, spie e assassini con l’obiettivo di vendicarsi di un tradimento subìto in passato, che gli è costato la perdita di un occhio e l’ha costretto a vivere mantenendo un basso profilo per anni. Allo stesso modo, anche i membri della squadra del Capitano (il ratto Reconquista, l’ermellino Bonsoir, l’opossum Boudica, il tasso Orzo, la salamadra Cinabro, la talpa Gertrude e il gufo Elf) hanno subìto perdite e umiliazioni in seguito a quell’episodio. Ma finalmente, dopo tanti anni, è arrivata l’ora di saldare i conti in sospeso.
Bisogna dire che rendere avvincente una storia in cui i personaggi sono animaletti pucciosi non è per niente semplice, ma Daniel Polanski ci è riuscito, tirando fuori una parodia del genere fantasy-pulp dai graditissimi toni tarantiniani, dove abbondano whiskey, pistole, volontà di ferro e colpe imperdonabili.
Un elemento che personalmente considero non da poco, è che in questo romanzo è difficile dire se sulla scena ci siano animali che si comportano da persone oppure persone a cui, per convenzione e analogia, sono state date le fattezze di certi animali.
Il romanzo è breve (“fulmineo” gli si addice meglio), 150 pagine, la lunghezza perfetta per essere letto in un paio di pomeriggi. La prima parte è quasi interamente dedicata all’introduzione dei personaggi, mentre la seconda è decisamente più improntata all’azione.
Il tutto condito da dialoghi e battute di una verve tipica del genere e molto apprezzabile.
“Le farò sapere che sei qui. Se lei non vuole vederti…” il barista fece spallucce. “Probabilmente non ti vedrà più nessuno.”
Peccato solo non trovare, nella storia, qualcosa che si distacchi anche un minimo da una trama 100% tipica dei prodotti pulp e western (per di più raccontata con una prosa molto semplice, che alla lunga diventa stancante). Dal reclutamento degli ex compagni al riaprirsi di vecchie ferite fino all’attacco ai traditori e all’inevitabile boss finale, con tanto di intrighi e doppi giochi vari, la storia fila liscia come l’olio come nella migliore tradizione, senza stonature ma anche senza guizzi.
Anche i personaggi, al di là del fatto che sono animali, non si schiodano neppure per un istante dalle personalità-cliché del genere. Il che non significa che non siano approfonditi, solo, sono esattamente come ve li aspettereste, classicamente “badass” dall’inizio alla fine, senza sgarrare nemmeno di un capello.
In ogni caso, The Builders di Daniel Polanski mi ha lasciato abbastanza soddisfatta. Lo si potrebbe definire un concentrato di “badassaggine”, ottimo per chi ama i generi pulp, fantasy e western (principalmente, ma aggiungerei anche thriller, noir, sci-fi, grimdark, weird). Anche gli appassionati dei film di Akira Kurosawa, Sergio Leone, Sam Peckinpath e i lettori di Frederick Forsyth apprezzeranno senz’altro la storia del Capitano e dei suoi compagni.
L’autore
Daniel Polansky è nato a Baltimora (Maryland) nel 1984. Ha vissuto in diverse parti del mondo, tra cui in Cina, e attualmente vive a Brooklin. The Straight Razor Cure è stato il suo romanzo d’esordio, ed è stato anche il primo della serie “Low Town”, che ha riscosso grande successo negli Stati Uniti.
Con The Builders, Daniel Polansky ha ricevuto una nomination al Premio Hugo del 2016.