Causa una botta di nostalgia per i begli anime di un tempo, a distanza di più di 24 anni dalla prima volta mi sono riguardata tutti gli episodi di Nadia-The Secret of Blue Water, in Italia arrivato con il titolo Il Mistero della Pietra Azzurra. Le impressioni sono state molto diverse da quelle che ho avuto la prima volta.
Come tutti (o quasi) sappiamo, Nadia è un anime prodotto dalla Gainax e diretto da Hideaki Anno, allora alle sue prime esperienze come regista per una serie televisiva. Debuttò in Giappone nel 1990 e da subito venne accolto molto positivamente. In seguito è diventato un cult ed è rimasto noto nella storia dell’animazione come uno degli anime più coinvolgenti ed emozionanti di sempre.
Confesso che rivederlo oggi è stata un’esperienza in un certo senso controversa.
Tanto per cominciare ho dovuto fare i conti con la struttura di quest’anime, tipica degli anni ’90 e ormai fuori moda, dove i punti salienti della storia si concentrano solo in poche puntate (di solito distribuite all’inizio, in mezzo e alla fine), mentre nel resto degli episodi la trama è pressoché ferma e a essere sviluppati sono soprattutto i personaggi e le relazioni che li legano.
Inoltre, a vent’anni dall’uscita di Evangelion, è difficile guardare Nadia senza fare confronti con quest’altro capolavoro di Anno (che sarebbe arrivato 5 anni dopo): scenari, atmosfere, ambientazioni, elementi e personaggi sono spesso molto simili e si ha la spaesante impressione che molte cose, in Nadia, siano un po’ le prove generali di Evangelion.
E’ stato comunque un autentico piacere rivedere gli episodi di Nadia in lingua originale e senza le brutture dell’edizione televisiva.
Negli anni ’90 guardavamo quello che passava il convento (Italia 1) e lo prendevamo com’era: agli orari più scomodi, censurato, tradotto male, con le sigle (e qualche volta anche i finali di puntata) tagliate dalle pubblicità e altri scempi simili.
Riguardarlo senza questi elementi di disturbo mi ha fatto apprezzare molto di più quest’anime.
Anche perché, nonostante i suoi 25 anni d’età, Nadia-The secret of Blue Water invecchia davvero bene.
Vagamente ispirato ai romanzi di Jules Verne (tra cui Ventimila Leghe sotto ai Mari e L’isola Misteriosa), Nadia è un anime che mescola avventura, atmosfere di romanzi di formazione europei e elementi esoterici, religiosi e cabalistici.
Sorvolo sulla trama perché do per scontato che la conosciate (se non è così, qui c’è un riassunto fatto bene e qui c’è la descrizione degli episodi).
Questa serie animata realizza un eccellente lavoro di caratterizzazione dei personaggi, ma sa anche dosare bene l’azione con inseguimenti mozzafiato, scoperte di civiltà perdute, armi futuristiche e invenzioni aeree steampunk che ancora oggi risultano indubbiamente interessanti.
Anche se certi elementi della trama ormai non sono più nuovi e freschi come certamente erano allora, è comunque un enorme piacere rivederli: le città sotto agli abissi, le complesse strutture sotterranee, l’albero della vita, le bizzarre macchine volanti e l’ipertecnologizzazione dei cattivi (quelli veri). Tutti elementi che hanno influenzato l’animazione che è venuta in seguito, fissandosi indelebilmente nell’immaginario del genere: rivederli dà un piacevole senso di familiriatà.
Inoltre regia e animazione, negli episodi a cui ha lavorato Anno, sono di qualità altissima e non trasmettono affatto l’idea che l’anime sia datato.
Unica nota dolente, riconosciuta universalmente, sono gli episodi diretti dall’amico di Anno Shinji Higuchi (potete credere che il nome del protagonista di Evangelion viene proprio da lui?), un vero e proprio crollo di qualità rispetto al resto dell’anime. Higuchi si è occupato degli episodi dal 23 al 34, schematicamente identificabili come “la parte delle isole”, che per quanto mi riguarda potrebbe anche essere rimossa in toto.
Se i primi episodi di questa parte, infatti, presentano solo disegni fatti male e gag di dubbio gusto, gli ultimi (gli episodi dal 30 al 34) sono un vero e proprio disastro, con un’animazione tremenda, trame insensate e snaturamenti dei personaggi.
Fortuna che nell’episodio 35 Anno torna al comando e trasforma quest’anime in un capolavoro: il finale della serie ripaga di tutti gli sforzi compiuti per arrivarci.
Le sorprese più grandi, però, le ho avute con i personaggi.
Ricordo che da bambina il mio personaggio preferito era Nadia. A rivedere la serie oggi, invece, mi sono accorta che Nadia è un personaggio da prendere a scalcagnate nei denti: egoista, rompiscatole, completamente in balia di se stessa, sempre ostile nei confronti di tutti. Quando il suo destino le si rivela con chiarezza, si deprime e sviluppa tendenze autolesioniste.
Vediamo un po’, chi mi ricorda…?
Ho invece rivalutato molto Grandis, personaggio all’apparenza cattivo che invece si rivela miyazakianamente buono: Grandis rappresenta un punto di riferimento per il gruppo, è il personaggio femminile più indipendente di tutto l’anime ed è lei a dare le opinioni più significative in fatto di amore e di crescita. Sembrerebbe una versione positiva e più spensierata di Misato, ma in realtà ricorda di più Miss Dronio del trio Drombo.
Il premio per il personaggio più insopportabile invece lo vince Electra, che a parte presentarsi con un travestimento idiota* e aver dato la dimostrazione perfetta di quello che una donna repressa deve fare/dire/pensare, nell’episodio 20 tenta di ammazzare il capitano Nemo in seguito a un crollo emotivo dalle motivazioni davvero molto profonde: “Perché, perché ti fili più tua figlia di me, oh Nemo?”
Sembra proprio l’anticamera di Ritsuko, anche se negli episodi finali è vestita come Rei.
Concludendo, Nadia-The Secret of Blue Water, o, se preferite, Il mistero della pietra azzurra, resta uno degli anime migliori mai prodotti. Il fatto che il ricordo di questa serie sia ancora vivo nella mente di chi l’ha visto nel lontano 1990 ne è una chiara dimostrazione.
Ma lo è anche il fatto che, anche dopo tanti anni, riguardarlo è un piacere. Una serie di 39 episodi, di cui 12 fillerosi e malfatti, normalmente annoierebbe anche gli appassionati del genere. E invece con Nadia si va fino in fondo, si perdonano anche le cadute di stile perché sono ben poca cosa rispetto ai grandi momenti registici e emotivi che hanno reso questa serie unica, e alla fine se ne trae un appagamento che poche serie sono riuscite a regalare (nemmeno Evangelion, nonostante i suoi quasi tre finali).
Sarà forse un giudizio dettato dal valore affettivo che quest’anime ha per noi nati negli anni ’80, ma Nadia è e rimane una grandissima serie, che ha dato fama e celebrità alla Gainax, ha influenzato la storia dell’animazione (non solo quella) e ancora oggi regala sogni.
Per molti, il vero capolavoro di Hideaki Anno è questo.
Lunga vita a Nadia!
* travestimento che però potrebbe ipoteticamente essere una strizzatina d’occhio a Asuka Morimura e al suo “Il tulipano nero” (ipotesi fatta da Neta).
… e, non per voler spalare altro letame (peraltro meritatissimo) sulla versione Mediaset, ma vorrei ricordare che tra le varie pecche c’era anche che Jean era doppiato da Davide Garbolino.
Garbolino.
Tutti i bambini degli anni ’80 e ’90 in Italia hanno subito l’imprinting di questo doppiatore. Dei neuroni nella testa di chiunque sono stati marcati a fuoco, consacrati al ricordare per sempre l’inconfondibile timbro della sua voce.
Era ovunque.
Era chiunque.
Se è vero che in punto di morte uno rivede le varie parti della sua vita, sicuramente in una di queste ci sarà Davide Garbolino.
Eravamo implumi e indifesi, non ancora macchiati dalla disillusione nei confronti del futuro, con tanti sogni e tante speranze… e poi loro ci hanno imposto Garbolino. Non è giusto.
Rivoglio la mia infanzia, e la rivoglio senza la voce di Garbolino che doppia Jean, Johnny, Ash (nei Pokemon), Michelangelo, Nobita e sticazzi fino a Peter Pan.
Così, per provare.
rivisto dopo 25 anni anche io.
E straconfermo le tue impressioni.
anche io qualche anno fa decisi di rivederlo per bene (e senza censure), veramente un capolavoro, mi ha preso dall’inizio alla fine, e che finale. Ovviamente però doppiato in italiano non sapendo il giapponese, che deduco tu sappia no? Soprattutto mi ha sconvolto come il vederlo male, saltando puntate e senza mai vedere il finale da piccolo lo avesse rovinato. Il problema dei finali persi poi vorrei sapere se è solo mio, da bambino raramente sono mai riuscito a vedere la puntata finale dei vari anime e cartoni che seguivo
Ciao Francesco! Decisamente no, il problema dei finali persi non è solo tuo, anzi, poni una questione che secondo me sarebbe da approfondire.
Non so quante serie ho visto da piccola di cui non ho mai visto l’episodio conclusivo! In genere erano serie di robottoni degli anni ’80, ma anche in tempi più recenti (che tanto recenti poi non sono, visto che si parla comunque della fine degli anni ’90!) sono state mandate in onda serie di cui non è mai stato trasmesso l’ultimo episodio. Una vera tristezza, infatti da grande ho cercato di recuperare più serie che potevo, anche per vederle senza i consueti tagli della censura italiana e con il doppiaggio originale (a proposito di questo, purtroppo no, non conosco il giapponese, vado di sottotitoli – ma fa comunque un bell’effetto :)).