L’idea fantascientifica su cui si basa Patema Inverted è la stessa che troviamo nel film Upside Down: ci sono due società con gravità diverse che spingono in direzioni opposte, una ricchissima, l’altra povera. Agli abitanti di entrambi le società è proibito avere contatti con la società “opposta”, ma questo non impedisce a una ragazzina del “mondo di sotto” e un ragazzo del “mondo di sopra” di conoscersi, innamorarsi e cercare di superare i limiti sociali (e gravitazionali).
Purtroppo, neanche in questo caso lo spunto delle società a gravità invertite è riuscito a dare vita a una storia veramente interessante.
Già in Upside Down quest’idea, dal ricchissimo potenziale visivo, veniva affogata in una storia statica e indecisa; in Patema Inverted ritroviamo un po’ lo stesso problema, ma con qualche stilema tipico dei film d’animazione giapponese che rendono la trama molto prevedibile.
Visivamente Patema Inverted è molto potente, grazie anche al talento visionario di Yasuhiro Yoshiura (già regista e designer di Pale Cocoon e Evangelion 2.0: you can(not) advance). Certamente non sono state risparmiate energie nel rendere i mondi e le interazioni tra personaggi a gravità invertite il più credibili e naturali possibile. Tuttavia, il continuo cadere da un mondo all’altro finisce per creare confusione, non si capisce più in quale sezione del mondo si trovino i protagonisti, e in questo caso gli elementi della trama che riguardano il passato e le scoperte accadute prima dell’incontro di Patema e Age non è molto d’aiuto (anzi, finisce col risultare frustrante).
Il fatto che i due protagonisti abbiano bisogno l’uno dell’altra e debbano procedere abbracciati per evitare di finire chissà dove è molto romantico, ma dopo un po’, complice il fatto che le scene in cui compaiono occupano ben più della metà del film, smette di sembrare carino e dà semplicemente l’impressione di una cosa molto scomoda.
La trama è piuttosto arzigogolata, getta lì un sacco di spunti di riflessione ma non li approfondisce, inoltre la narrazione, che non brilla per scorrevolezza, dà più volte allo spettatore l’impressione che il film stia per finire senza che questo accada (esasperante).
Non si può dire che nel film non siano state spese grandi energie per rendere la storia interessante, ma tra la confusione di mondi a gravità invertite, la scorrevolezza narrativa che va a singhiozzo, il sentimentalismo esasperato e la passione squisitamente nipponica per le storie di bambini che vogliono cambiare il mondo, l’impressione è che questo film perda per strada molto più di quanto riesca a far fruttare dell’idea fantascientifica di fondo.
Nonostante tutto non mi sento di sconsigliarne la visione, ma non aspettatevi niente che assomigli ai capisaldi dell’animazione giapponese.
Guardatelo giusto per godere delle magnifiche scenografie, delle animazioni ben fatte e per riflettere sulla seguente questione: l’idea dei mondi a gravità invertite permette anche lo sviluppo di storie che siano davvero interessanti?
Per adesso, su due tentativi, ne sono riusciti zero.