Trama
In un futuro in cui l’universo è stato colonizzato dall’umanità, Rydra Wong, poetessa di fama intergalattica, viene ingaggiata dall’esercito dell’Alleanza per decifrare un codice segreto nemico usato dagli Invasori per sabotare le loro missioni.
Rydra Wong è l’unica in grado di decifrare il codice. Fin dall’inizio si accorge che Babel-17 non è un semplice codice, ma un vero e proprio linguaggio molto speciale. Per svelarne i segreti deve recarsi nel luogo in cui si verificherà il prossimo attentato: per questo recluta un improbabile equipaggio e parte a bordo della sua vecchia astronave, la Rimbaud.
Considerazioni
Oltre a proporre i moduli più classici della space opera (per la quale ammetto di avere un debole, sic!) con tutto il suo corredo di astronavi, alieni ribelli, ciurme avventurose e scontri galattici, in Babel-17 c’è anche una protagonista femminile tra le più belle della letteratura fantascientifica.
Babel-17 è un’avventura epica, con guerre intergalattiche, una quest, personaggi pittoreschi, una storia d’amore.
C’è anche una bella riflessione sulla linguistica, che individua nel linguaggio ciò che definisce i nostri pensieri, le nostre percezioni e il nostro rapporto con la realtà.
Delany fa emergere questa e altre questioni sulla lingua attraverso aneddoti e episodi emblematici, ad esempio quando Rydra si rende conto che il Macellaio parla senza usare né “Io” né “Tu”. Cosa si può dire a un uomo che non percepisce questa differenza, il cui pensiero ignora cioè l’esistenza di una coscienza diversa dalla sua?
Anche per questo, Babel-17 viene da molti ritenuto un precursore della linguistic sci-fi, di cui sono esponenti titoli più noti come La voce del padrone di Stanislaw Lem, Embassytown di China Miéville, La Stella di Ratner di Don DeLillo, Capire di Ted Chiang.
Gli altri elementi interessanti del romanzo sono i riferimenti espliciti a un mondo in cui è socialmente accettato il menage à trois (nello specifico, con la resurrezione da parte di Rydra di una suicida per fare da compagna ai navigatori della sua nave) e la colorita presenza di personaggi con piercing, tatuaggi mobili, innesti di gioielli (non era banale riuscire a descriverli in modo credibile nel 1966).
A parte per il fatto che a tratti la narrazione si fa sfilacciata e caotica e che siano presenti alcune ingenuità legate al genere, Babel-17 è un romanzo molto interessante, in cui la space opera fa da cornice alla riflessione su come un complesso sistema di simboli, come è appunto il linguaggio, può essere determinante nello sviluppo della psiche umana.
Pregi
Molti, riassumibili in una sola frase: leggere Delany è sempre una bella esperienza.
Difetti
Una narrazione che a tratti si fa confusionaria; il fatto che, nonostante la storia sia basata su una quest per decifrare una lingua sconosciuta, si parla pochissimo della lingua in questione.
Ulteriori informazioni
Babel-17 ha vinto il Premio Nebula nel 1966, pari merito con Fiori per Algernon di Daniel Keyes.
Quando l’ha scritto, Delany aveva 24 anni (!).